martedì 29 novembre 2011

Prim.Olio” – L’Azienda Agricola Fattoria di Ramerino vince il Premio ‘Gocciola d’Oro’ 2011 a Bagno a Ripoli (FI)




La settima edizione del Premio Gocciola d’Oro è stata vinta dall’Azienda Agricola Fattoria di Ramerino, al termine della serata del 28 novembre 2011, che ha visto l’Antico Spedale del Bigallo ospitare un’ottima Cena di Degustazione, alla presenza di numerosi ospiti, fra cui il Sindaco Luciano Bartolini e il Vicesindaco Alessandro Calvelli, nonché le aziende produttrici di Bagno a Ripoli.
La commissione giudicatrice del premio era presieduta dalla dr. Marzia Migliorini. Il Gocciolatoio d’Oro, realizzato dalla Bottega fiorentina di Arte Orafa Penko secondo le antiche tecniche orafe rinascimentali, è andato all'Azienda Agricola fattoria di Ramerino.
A seguire: II posto – Azienda Chelli Italo di Lappeggi; III posto – Azienda Agricola Reto di Montisoni; IV posto – ex aequo Azienda Agricola La Torrita di Villamagna/San Romolo e Villa Dauphiné di Osteria Nuova/San Donato in Collina; V posto - Azienda Agricola Il Colle e Azienda Agricola Perini Nicola di Montisoni. Il Premio speciale per l’Azienda non di Bagno a Ripoli è andato all'Azienda Poggio di Montepescoli di Pelago.
“Dall'esito della settima edizione della Gocciola d'Oro – hanno dichiarato il Sindaco Bartolini e il Vicesindaco Calvelli – emerge che tra il primo e il settimo classificato c'è meno di un punto di differenza su dieci e che ci sono stati due ex aequo al quarto e quinto posto. Grande equilibrio, segno di una competizione giocata ad alto livello, secondo il giudizio degli assaggiatori della Camera di Commercio che partecipano anche ad altri concorsi in tutta la Toscana, e di una qualità dell'olio di Bagno a Ripoli in continua crescita. Ed è questo per noi uno dei principali motivi di soddisfazione, accanto ad alcune conferme, come il ritorno alla vittoria della Fattoria di Ramerino, ad alcune nuove entrate (Chelli, Dauphiné, Perini e Poggio di Montepescoli) fra i nostri abituali produttori che però non erano riusciti prima d'ora a entrare nel gruppo dei migliori, e all'importanza assunta dai frantoi, con nuove tecnologie rispettose della tradizione e della qualità. Questo risultato la dice lunga su quanto le nostre aziende agricole si siano impegnate in un'annata particolare, poiché c'è stata poca produzione, benché di altissima qualità. A nostra volta, come amministrazione, non possiamo che rilanciare ed incrementare la nostra azione: avremo infatti un secondo momento di valutazione e sarà ad aprile 2012. In quella occasione saranno nuovamente assaggiati gli olî di Bagno a Ripoli e l'evoluzione delle loro caratteristiche organolettiche a distanza di alcuni mesi. Un'attenzione ulteriore alla qualità per la quale stiamo studiando sede e iniziative promozionali di ampio respiro sulle quali è prematuro soffermarsi. Ma non mancheranno le sorprese!”


Nicoletta Curradi

martedì 8 novembre 2011

L'extravergine di Reggello protagonista a Firenze alla Galleria dei Medici



Dall’11 al 13 novembre la prestigiosa rassegna avrà un’appendice fiorentina



Il punto sulla produzione dell’olio d’oliva in provincia di Firenze è stato fatto oggi dall’assessore provinciale all’Agricoltura, Pietro Roselli, in occasione della presentazione alla stampa della XXXIX edizione della Rassegna dell’olio extra vergine di oliva di Reggello che si svolgerà nella Galleria dei Medici dall’11 al 13 novembre. La manifestazione è una delle più ricche e longeve tra quelle dedicate all’olio del territorio provinciale, e nel fine settimana avrà una sua appendice fiorentina nel palazzo sede della Provincia.

“Quest’anno – ha detto l’Assessore Roselli – anche a Reggello la produzione si è ridotta notevolmente, si stima circa il 30-40% in meno rispetto all’anno precedente. Una situazione che è in linea con quello che è accaduto su tutto il territorio provinciale, dove, a causa dell’estrema scarsità di piogge la campagna olearia 2011 è stata caratterizzata da una produttività significativamente inferiore rispetto alle precedenti, come dimostra il basso contenuto di umidità presente nelle olive. Un fenomeno che a livello visivo fa apparire il frutto come ingrinzito”.

“Per contro – aggiunto Roselli – il contento di olio presente nell’oliva, specialmente per il moraiolo e leccino, è leggermente superiore ai valori dello scorso anno, con una resa in frantoio superiore al 15%. Sul piano della qualità. Il contenuto di composti fenolici nelle olive è significativamente maggiore (circa il 15% di fenoli) rispetto al 2010. La presenza dei polifenoli oltre a far bene alla salute conferisce anche caratteristiche di qualità. I fenoli influenzano soprattutto la caratteristica sensoriale dell’olio extravergine di oliva, con l’incremento del loro contenuto aumenta infatti la qualità con l’intensificarsi delle peculiari sensazioni di piccante e amaro”.

All’incontro con la stampa, per presentare la XXXIX edizione della Rassegna dell’olio extra vergine di oliva è intervenuto l’Assessore all’Agrcoltura del Comune di Reggello, Valter Faina che ha ribadito come “La manifestazione è un appuntamento irrinunciabile della stagione autunnale, quando le olive vengono frante e si può assaggiare l’olio nuovo con il suo profumo e il sapore intenso. La tappa a Firenze vuole essere un’occasione per permettere a un pubblico sempre più vasto di apprezzare la qualità del nostro prodotto e far conoscere, oltre all’olio, le bellezze e le testimonianze naturalistiche e artistiche del territorio di Reggello.

La coltivazione dell’olivo – ha concluso l’Assessore all’Agrcoltura, Valter Faina - fa parte della storia della nostra gente, ne ha caratterizzato profondamente la cultura ed ha permeato anche i nostri luoghi, la cui bellezza è spesso dovuta ad una felice interazione tra uomo e natura. Per questo la rassegna dell’Olio, che si ripropone oggi nella sua tipicità, rappresenta un appuntamento importante per l'economia e per l'immagine del nostro Comune”.

Appuntamento con l’inaugurazione della Rassegna venerdì, prossimo 11 novembre, alle ore 10.30. Nei giorni di sabato e domenica la mostra sarà aperta dalle ore 10.00 alle ore 18.30.
Fabrizio Del Bimbo

venerdì 4 novembre 2011

Cena futurista del terzo millennio a Villa Le Maschere

Era il 28 dicembre 1930 quando il quotidiano torinese “La Gazzetta del Popolo” pubblicò, a piena pagina, il “manifesto della cucina Futurista”, scritto e meditato da Filippo Tommaso Marinetti, poeta e padre spirituale del movimento Futurista nato nel 1909 per rivoluzionare arte, letteratura, musica, teatro, danza e infine la cucina, ultima delle sue battaglie “consacrate col sangue” in cui teorie innovative e spesso bislacche rinnegavano gli stili del passato per aderire al dinamismo della vita moderna. Nei futuristi i paradossi gastronomici così come quelli estetici miravano all'evoluzione morale: bisognava scuotere la materia per risvegliare lo spirito. La cucina futurista definita dallo stesso Marinetti come una “vera e propria rivoluzione cucinaria” venne descritta in un manuale con tanto di ricette, menu e suggerimenti per imbandire lussuosi banchetti e per servire originali pranzi. All’epoca l’industria alimentare non era certo quella di oggi, ma a rileggere a distanza di un secolo quel manifesto e incredibile scoprire come certe intuizioni futuriste hanno trovato poi applicazione nella realtà. Un esempio su tutto l'integrazione dei cibi con additivi e conservanti e l'uso in cucina di strumenti “moderni” per tritare, polverizzare ed emulsionare. Quanto alle ricette “rivoluzionarie” c'è da dire che, con una buona osservazione, è facile scoprire come esse traggano origine dalla cucina Rinascimentale e come in alcuni casi siano state antisegnane della nouvelle cucine all'italiana. Il cuoco precursore del futurismo fu il francese Jules Maincave che nel 1914, aderendo al movimento futurista si dichiarava “annoiato dai metodi tradizionali delle mescolanze... monotoni sino alla stupidità” e si propose di avvicinare a tavola “elementi separati da prevenzioni senza serio fondamento tipo il filetto di montone con la salsa di gamberi, la noce di vitello con l'assenzio, la banana col groviera e l'aringa con la gelatina di fragole”. Famosissima e impopolare fu la battaglia futuristi contro “l'alimento amidaceo” (la pastasciutta) colpevole di ingenerare negli assuefatti consumatori “fiacchezza, pessimismo, inattività nostalgica e neutralismo. Una palla che gli italiani portano nello stomaco come ergastolani o archeologici”. Dichiarazioni queste che furono proclamate da Marinetti al ristorante milanese Penna d'Oca il 15 novembre del 1930, nello stesso momento in cui annunciò il manifesto scritto di suo pugno e in cui, oltre alla lotta contro la pastasciutta fra i suoi cardini proponeva l'abolizione della forchetta e del coltello, dei condimenti tradizionali, del peso e del volume degli alimenti e della politica a tavola auspicando la creazione di “bocconi simultaneisti e cangianti», invitando i chimici ad inventare nuovi sapori e incoraggiando l'accostamento ai piatti di musiche, poesie e profumi”. Al lancio del manifesto seguirono conferenze in Italia e Francia e il primo banchetto futurista che la storia ricordi alla taverna Santopalato di Torino nel 1931: l'“aeroboanchetto” senza tovaglia e con al suo posto foglie di alluminio e piatti di metallo. Della cucina futurista oggi rimane sopratutto la voglia di osare e l'italianizzazione forzata di alcuni termini d'origine straniera: il cocktail divenne la “polibibita” da ordinarsi non al bar ma al “quisibeve”, il sandwich divenne il “traidue”, il dessert il “peralzarsi” e il picnic il “pranzoalsole”. Goliardia su solide basi artistiche e letterarie, uso della chimica, grandi intuizioni da novelle cuisine e un gusto spensierato, quasi caotico, ma assolutamente originale fino allo sconfinamento nel dadaismo col “cadavere squisito”. Un epopea culinaria contraddittoria ma meravigliosa che in pochi anni ha ribaltato tutti i saperi tradizionali di Pellegrino Artusi; una voglia di provare cose nuove, plastiche, fosforescenti ed originali che attrae anche tutti coloro che domani sera si recheranno nello splendido resort mugellano di Villa Le Maschere per vivere la cena futurista che chiuderà il ciclo di cene storico-culturali che dal medioevo ci ha condotto al terzo millennio. Un vero “aerobanchetto” in cui, state certi, che al vostro fianco potrà anche materializzarsi, alzando il calice, lo stesso Marinetti! Il vostro menù tanto per incuriosirvi comprenderà il “traidue”, una “polibibita inventina”, le “uova divorziate”, il “risotto all'alchechengi”, la “bomba a mano” e lo “scoppio in gola”; il tutto annaffiato da “taniche di vino”. Nadia Fondelli