venerdì 20 ottobre 2023

Ad Assisi debutta Fratello Cibo

 




L’evento culturale e gastronomico valorizza le ricette di quattro religioni: dal 22 al 23 ottobre, proposte street food e show cooking 
con chef stellati, cena di gala e convegno

 
Attraverso il filo conduttore della gastronomia prende il via ad Assisi la prima edizione di FratelloCibo, l’iniziativa culturale e gastronomica che si terrà negli spazi congressuali del Sacro Convento i prossimi 22 e 23 ottobre. Una ambiziosa anteprima, la cui direzione artistica è stata affidata a Luigi Cremona, critico gastronomico tra i più autorevoli e amati d'Italia.

Un dialogo tra quattro religioni, quella Cattolica, Ebraica, Musulmana, Buddista, attraverso il cibo. Che è anche ricordi e sentimenti, integrazione interculturale e sociale. Il tema sarà al centro anche di un convegno, che richiamerà la partecipazione di autorevoli docenti e giornalisti provenienti da diverse zone d’Italia. 

Focus sul programma

L’iniziativa si snoderà tra la Piazza inferiore della Basilica di San Francesco, ovvero negli spazi congressuali del centro “Colle del Paradiso” del sacro Convento, e il ristorante Il Frantoio, poco distante dalla Basilica Superiore. 
Il sipario si alzerà domenica 22 ottobre con lo street food che, dalle ore 12 alle 17, nel cuore del Sacro Convento (sala Pietro Lorenzetti) proporrà alcune ricette con protagonista il pane, declinato in 4 versionilegate a quattro grandi religioni del mondo: Cattolica, Ebraica, Musulmana, Buddista. Per l’occasione, ospiti due chef di indubbio valore: Daniele Lippi (due stelle Michelin, Acquolina di Roma) e Adriano Baldassare (una stella Michelin, executive chef de "Li Somari" di Tivoli, con un trascorso all'esclusivo The Lodhi Hotel di Nuova Delhi). Saranno loro i protagonisti dei due show cooking durante i quali saranno presentate le ricette legate a due grandi religioni: Ebraismo e Cristianesimo. Ingresso libero, degustazione 10 euro per un calice e un assaggio, 5 euro per ogni ulteriore degustazione.

Per la sera, prevista una cena di gala con Filippo Baroni, chef del ristorante Mater, a poca distanza dall’Abbazia di Camaldoli, che nella panoramica terrazza del ristorante Frantoio proporrà un menu dove l’alta cucina reinterpreta ricette e prodotti legati al territorio e alla grande storia di questo eremo. Su prenotazione, ha un costo di costo 60 euro.

Largo spazio anche ad un momento di approfondimento: lunedì 23 ottobre, a partire dalle 9, nella sala della Pace del Centro Congressi “Colle del Paradiso” si terrà il convegno “Nutrire l’anima”: come le varie religioni del mondo hanno influito sul modo di alimentarsi di interi continenti. Una serie di prestigiosi relatori affronteranno i tanti temi che l’argomento suggerisce con un dibattito libero ed aperto ad ogni voce. 

L’evento, ad ingresso libero, si chiuderà con la degustazione della ricetta “Pane di ieri” dello chef Lorenzo Cantoni, a base di pane avanzato dal giorno prima e olio extravergine di oliva. Una semplice ma grande ricetta, che valorizza la cucina circolare e sostenibile. 

Per tutte le info e le prenotazioni telefonare al 3920452172 o scrivere via e-mail a segreteria@anna7poste.comIl programma nel dettaglio, compreso quello del convegno, è consultabile sul sito www.fratellocibo.it.

La rete dietro le quinte. 

L’appuntamento vede coinvolti Witaly, Federalberghi Umbria, il Fontebella Palace Hotel di Assisi di Elena Angeletti, vice presidente Federalberghi Perugia e titolare del Fontebella, tra gli ideatori dell’iniziativa insieme a Lorenza Vitali. Consulente tecnico Franco Sediari.

Coinvolti nell’evento l’Istituto alberghiero di Assisi e la cooperativa sociale Asad, che sarà operativa con i suoi utenti a supporto dei servizi catering. 

FratelloCibo si avvale del patrocinio del Comune Città di Assisi e della collaborazione dell’associazione Strada dei Vini del Cantico. L’organizzazione è a cura di AC Company di Andrea Castellani e Anna7Poste Eventi&Comunicazione. 

Nicoletta Curradi

giovedì 19 ottobre 2023

Università della Cucina Italiana: il vino in bottiglia di vetro ha un futuro?


'L'aumento dei costi dell'industria vetraria e l'esigenza di sostenibilità pongono l'interrogativo

Lezione inaugurale sul food design con il docente Angelo Minisci e il direttore Guido Mori

Al via il quinto anno di attività per l'unica scuola culinaria con valore accademico in Italia

 



Stappare una bottiglia d'annata, mescere in un calice di cristallo, brindare con i commensali e libare il pregiato “nettare degli dei”: per quanto noto e ripetuto l'atto del versare e del bere vino è un vero e proprio rituale nato con la storia dell'uomo e che oggi, nell'era della sostenibilità ambientale ed economica, affronta un radicale ripensamento nelle abitudini di consumo. È questo il tema della lezione che ha inaugurato l'anno accademico 2023/24 dell'Università della Cucina Italiana di Firenze su “Bottiglia e bicchiere: archeologia o futuro?”. Al dibattito hanno partecipato Guido Mori, direttore didattico, Angelo Minisci, docente di food design, Laura Ruggieri, public relations dell’azienda vitivinicola Carpineto di Montepulciano (Siena), Julian Biondi, docente e fondatore di FermenthinkS, Sofia Taiti, responsabile comunicazione web di Collevilca.

 

I vinai artigianali e non solo, sono sempre più alla ricerca di soluzioni innovative e “green” per il trasporto, la conservazione e il servizio di vini e spumanti, dalla riduzione dello spessore del vetro di bottiglia all'impiego di materiali alternativi come la plastica o l'acciaio, fino al cartone riciclato. Sullo sfondo c'è la variazione delle tariffe praticate dall'industria, il conto sul costo del vetro per il settore del vino è salito in media di circa il 70% in appena 12 mesi, nel 2022 (dati Unione italiana vini). Complici gli altri fattori di inflazione, il consumatore finale ha assistito a un rialzo dei prezzi medi a scaffale del +8,7%, finendo per acquistare meno vino (-6,1% a volume) nel primo trimestre 2023 (dati Osservatorio Ismea-Uiv).

 

Fiaschi, anfore e bottiglie magnum cederanno il passo un domani all'impiego di lattine, “bag in box” e caraffe alla spina? “La ricerca sui materiali alternativi non implica soltanto un nuovo imballaggio ma un'intera esperienza del vino nettamente diversa – spiega Minisci -.  Contenitori e bicchieri in vetro o ancor meglio in cristallo offrono precise attitudini comunicative a livello funzionale e percettivo verso la tavola, l'utente e la qualità del vino servito. L'aumento dei costi delle materie prime, la concorrenza estera e un potere d'acquisto sempre più limitato mettono in discussione il futuro del vetro in tavola. Il corso sul food design affronta questa materia mettendone in luce il valore aggiunto a livello semiotico, guardando al tempo stesso alla sostenibilità della produzione, della comunicazione e ai segnali che arrivano dal mercato”.

 



 “Dalla fondazione di Carpineto nel 1967 ad oggi, per quanto riguarda le bottiglie lo sforzo maggiore si è concentrato sull’alleggerimento del vetro e degli imballaggi che, per un’azienda il cui export incide molto, hanno un impatto consistente sull’ambiente. 

Nel 1968, le bottiglie della prima vendemmia pesavano 800 grammi, oggi meno della metà. Per la linea Dogajolo, un vino molto contemporaneo anche al gusto e molto amato anche proprio per le bottiglie, siamo scesi infatti a 360 grammi – racconta Antonio Mario Zaccheo cofondatore con Giovanni Carlo Sacchet della Carpineto, consolidata firma dei grandi rossi con cinque tenute ad emissioni zero nelle denominazioni storiche della Toscana.

“Per noi che produciamo molti vini longevi, e che spesso fanno un affinamento in bottiglia, il vetro continua ad essere l’unico materiale che garantisce qualità nel tempo.

Le bag in box e le bottiglie in PET, etc., hanno il problema di avere una durata di conservazione troppo ridotta, massimo 9 mesi, che per un’azienda che esporta molto anche in paesi lontani non è indicato.

Non escludo però che in futuro per vini meno strutturati, più leggeri, e con minor contenuto alcolico, andando peraltro incontro ad una tendenza di gusto che chiede vini meno alcolici, possiamo pensare anche a delle bag in box che il mercato nordico sembra pronto a recepire” afferma Caterina Sacchet, giovane generazione della Carpineto ed anche enologa.

 

L'Università della Cucina Italiana conferma anche per il quinto anno la tradizione inaugurale con un evento aperto al pubblico (l'anno scorso tenuto sulla “Cucina del futuro”). Nata per offrire percorsi di formazione in ambito enogastronomico di livello culturale accademico, la scuola garantisce corsi di valore legale certificati dal partner formativo Ateneo IUL (Università Telematica degli Studi), riconosciuti dal Ministero dell'Università e della Ricerca.

 

L'offerta si articola tra Master di primo livello e Corsi di alta formazione, al via da questo mese. Nel primo caso possono accedere i partecipanti in possesso di una laurea triennale, nel secondo è necessario un diploma di scuola superiore quinquennale (tutte le informazioni su universitacucinaitaliana.it).

 

“I giovani chef, maitre e sommelier devono orientarsi in un mondo in costante evoluzione, dove la sostenibilità e la trasparenza nella filiera enogastronomica vanno sempre più di pari passo con la ricerca di una qualità dei prodotti e dell'esperienza da parte del consumatore – sottolinea Mori -. Fino a 10 anni fa nessuno avrebbe messo in discussione in binomio vetro-vino, un vero totem della cultura enologica tradizionale ma l'attenzione al consumo energetico, all'impatto ambientale, all'accessibilità economica e alla ricerca sulle materie prime alternative hanno generato una nuova riflessione sui risvolti pratici del nostro lavoro. L'Università della Cucina Italiana offre ai suoi studenti un'ampia cultura di livello accademico, di cui il food design è una componente importante; in prima fila nel dibattito attuale la nostra scuola è il posto giusto per chi vuole diventare un professionista preparato e consapevole del domani".


Nicoletta Curradi

Fabrizio Del Bimbo 

martedì 3 ottobre 2023

Il Miele Millefiori di Castello Monte Vibiano

 



Castello Monte Vibiano è un’attività familiare multigenerazionale, con un’attenzione particolare alla natura e alle norme di eco-sostenibilità, infatti dal 2009 è la prima azienda agricola nel mondo a raggiungere il traguardo di zero emissioni di carbonio. Le terre della tenuta sono così suddivise: 40% -Agricoltura, 31% - “Silvicoltura protetta” per bloccare l’influenza dell’uomo, 29% - Il castello (residenza familiare privata) e questo rende la tenuta una delle più belle e protette aree del mondo. Nell'ottica di biodiversità e sostenibilità ambientale da poche settimane è stata avviata la produzione di Miele Millefiori, con la possibilità per i clienti di poter adottare una propria arnia e ricevere annualmente a casa 2,5 chili di prodotto.


Miele Millefiori del Castello Monte Vibiano


In questo habitat è nato un nuovo progetto di cui Castello Monte Vibiano è molto orgoglioso: Il Miele Millefiori. Giacomo Sensi, agronomo dell'azienda, è fortemente impegnato nello sviluppo di bio-distretti e così è nata l’idea di rendere la terra delle vigne, degli ulivi e quella che le circonda, l’espressione di un territorio sano e perfettamente in linea con la salvaguardia del pianeta. Vicino alla vigna San Giovanni, infatti, è presente un meraviglioso e incontaminato prato in cui tutto l’anno sbocciano meravigliosi fiori come giacinti, calendule, primule, tarassaco, margherite e mughetti. Il pensiero di poter creare uno spazio dedicato alle api, che sappiamo essere un bene prezioso per l’agricoltura delle nostre terre, è stato un passaggio immediato. Castello Monte Vibiano ha così scelto di avvalersi della consulenza di Emanuele Pagnotta Lorenzetti e dell’azienda agricola Augusto Coli, che opera nel settore dell’apicultura e del miele, con sede a poche centinaia di metri dai nostri vigneti. 


Adottare un'arnia al Castello Monte Vibiano

Chiunque fosse interessato potrà adottare le api di un‘arnia e beneficiare in esclusiva del loro miele millefiori. Con una spesa di 400 euro si potrà ricevere, ogni anno, direttamente a casa 2,5kg di Miele Millefiori per la durata di 5 anni. I primi barattoli di questo nettare sono disponibili da settembre 2023. L’adozione delle api e la relativa fornitura di miele potrà essere effettuata accedendo al sito dell'azienda e consultando la pagina dedicata al progetto.

www.montevibiano.it

Nicoletta Curradi