martedì 11 aprile 2023

Andrea Candito è il nuovo Head Chef del Golden View


Dopo cinque anni Paolo Secci lascia il timone al suo Sous Chef. 




Cambio della guardia nella cucina del Golden View. Dopo cinque anni come Head Chef del ristorante con la vista più bella su Ponte Vecchio, a Firenze, Paolo Secci lascia il timone al secondo, Andrea Candito, per dedicarsi alle consulenze nel mondo della ristorazione.


“Con Paolo sono stati anni di crescita, grazie alla sua cucina il ristorante ha conquistato un posto d’onore tra i luoghi d’eccellenza, adesso il nostro impegno, insieme ad Andrea sarà quello di mantenere l’alto livello culinario che tutti conoscono, puntando sempre all’eccellenza. Credo nella meritocrazia e nella possibilità di dare spazio a miei dipendenti. In questi anni gli chef del Golden View sono arrivati al timone dall’interno della nostra cucina, e questo è un valore aggiunto, per loro e per l’azienda”.


Così Tommaso Grasso, che vent’anni fa apriva il ristorante con l’intento di portarlo all’altezza della sua ubicazione, di fronte alla Galleria degli Uffizi, nell’epicentro culturale del capoluogo toscano. 


Andrea Candito, classe ’91, origini partenopee, nasce in una famiglia di noti ristoratori - il fratello è uno dei migliori pizzaioli al mondo secondo il Gambero Rosso - che si dividono tra Napoli e Londra. Un’arte culinaria che Candito ha espresso per realtà stellate come Arnolfo a Colle Val d’Elsa e Il Pellicano all’Argentario, oltre che all’estero. Sulla tavola farà conoscere il proprio stile, esaltando i sapori della tradizione, territorialità e valore delle materie prime, in perfetta continuità rispetto a un percorso già molto apprezzato da una clientela gourmet e internazionale. Candito promette una cucina davvero preziosa come  Il panorama che si gode dal Golden View.


Nicoletta Curradi 


lunedì 3 aprile 2023

Alla scoperta della Robiola di Roccaverano DOP

 




Oggi parliamo della Robiola di Roccaverano DOP,  un formaggio a pasta morbida prodotto con latte crudo intero di capra in purezza, oppure in misura minima del 50% con aggiunta, in rapporto variabile, di latte crudo intero di vacca e/o pecora in misura massima del 50%. Il latte deve essere ottenuto da capre di razza Roccaverano e Camosciata Alpina e loro incroci, da pecore di razza Pecora delle Langhe e da bovine di razza Piemontese e Bruna Alpina e loro incroci. Si distingue nelle tipologie Fresca oppure Affinata o Stagionata.


La zona di produzione ricade nei comuni di Bubbio, Cessole, Loazzolo, Mombaldone, Monastero Bormida, Olmo Gentile, Roccaverano, San Giorgio Scarampi, Serole, Vesime situati in provincia di Asti e nei comuni di Cartosio, Castelletto d’Erro, Denice, Malvicino, Merana, Montechiaro d’Acqui, Pareto, Ponti, Spigno situati in provincia di Alessandria, in Piemonte.


Il latte utilizzato proviene da mungiture consecutive effettuate in un arco di tempo che va dalle 24 alle 48 ore. Dopo che è avvenuta l’acidificazione naturale, al latte viene addizionato caglio di origine animale e poi lasciato a riposo per un tempo di coagulazione dalle 8 alle 36 ore in funzione delle condizioni climatiche e ambientali di lavorazione. Si procede quindi al trasferimento della cagliata acida in appositi stampi forati muniti di fondo. Prima della formatura può essere effettuato uno spurgo del siero per sgocciolamento in tele. La sosta negli stampi si protrae fino a 48 ore con rivoltamenti periodici. La salatura è effettuata a secco sulle due facce del prodotto durante i rivoltamenti o al termine del processo di formatura. La maturazione naturale avviene conservando il prodotto fresco in appositi locali per almeno tre giorni. La Robiola di Roccaverano DOP è considerata stagionata a partire dal decimo giorno dalla messa negli stampi.


La Robiola di Roccaverano DOP presenta una forma cilindrica con facce piane leggermente orlate, il peso varia dai 250 ai 400 g circa e l’altezza da 2,5 a 4 cm. Si distingue in Fresca (maturata da 4-10 giorni) e Affinata o Stagionata (minimo 11 giorni di stagionatura). La crosta è assente o con presenza di una lieve fioritura naturale di muffe sul prodotto fresco, mentre è di colore paglierino o rossiccia sul prodotto affinato o stagionato. La pasta è finemente granulosa, cremosa e morbida nel formaggio fresco e diventa sempre più compatta con il protrarsi della stagionatura. Il colore varia dal bianco latte al crema e/o al giallo. Il sapore e l’aroma risultano delicati, saporiti e leggermente aciduli, più decisi nel prodotto stagionato.


Le sue origini risalgono ai Celti, che stabilitisi in Liguria iniziarono a produrre un formaggio molto simile. Fu poi con l’avvento dei Romani che il formaggio prese il nome di rubeola, dal latino ruber, termine con cui veniva indicato il colore assunto dalla crosta al termine della stagionatura.


La Robiola di Roccaverano DOP, se conservata in frigorifero, va riposta su un piatto di porcellana o ceramica e coperta da una scodella dello stesso materiale, in modo che la porosità dei recipienti lasci respirare il formaggio. In alcune aree viene conservata sott’olio. Ottima come formaggio da tavola, sia fresca che stagionata, è prelibata condita con olio e un po’ di peperoncino. È tuttavia utilizzata anche come ingrediente per la preparazione dei ripieni di piatti tipici della gastronomia locale. La delicatezza della robiola fresca richiede l’abbinamento con un vino bianco di carattere, anche maturo e profondo, mentre le robiole stagionate si adattano bene a vini rossi strutturati, alle vendemmie tardive e ai passiti.


Il Consorzio di Tutela del Formaggio Robiola di Roccaverano D.O.P. è formato dai produttori ed affinatori e vigila sulle produzioni e commercializzazioni dei prodotti marchiati.Le denominazioni ai formaggi sono date sulla base di rigidi disciplinari di produzione, che ne delimitano le zone produttive, le tecniche di lavorazione, i caratteri organolettici e sensoriali (sapori – colori – profumi) e ne riconoscono un marchio di garanzia, a tutela sia del produttore che del consumatore. I formaggi riconosciuti costituiscono un patrimonio alimentare e culturale di inestimabile valore, un vanto regionale evidenziato ovunque, la cui autenticità è garantita dai marchi impressi sulle etichette.


Nicoletta Curradi